Nuovi studi sulla sordità mostrano come sia rischiosa per la salute fisica e psichica.
Chi meno ci sente, più inciampa. L’udito appare strettamente legato all’equilibrio man mano che le ricerche su questo tema aumentano. Uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association associa la diminuzione dell’udito all’instabilità posturale negli anziani.
Sono state prese in esame 3.864 persone dai 40 anni in su, con età media pari a 58 anni. Ciascun partecipante è stato sottoposto ad un semplice esame audiometrico, catalogando poi il risultato: udito normale, sordità lieve (30-40 dB), sordità moderata o grave (oltre i 40 dB). Lo stadio di sordità ritenuto lieve (sia unilaterale sia bilaterale) non è risultato associato a problemi di equilibrio, invece il livello moderato o più grave presente (anche solo in un orecchio) appare legato a diversi gradi di instabilità posturale.
Come avvertono i ricercatori, la sordità che avanza con l’età è il più comune disturbo cronico degli anziani ed è un disturbo che ne crea altri, senza che se ne abbia consapevolezza.
In molti casi l’unico rimedio al non sentirci bene è costituito esclusivamente dagli apparecchi acustici. Il non sentirci bene isola dagli altri, fa sentire esclusi, oltre che imbarazzati. E può generare ansia, depressione e accelerare i processi di decadimento cognitivo. L’uso degli apparecchi acustici risulterebbe tenere a distanza queste malattie e ridurre le cadute accidentali e le conseguenti ferite. Lo afferma uno studio pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society. «Con il contrasto alla sordità si migliora il coinvolgimento sociale della persona, si riducono gli sforzi nel tentativo di cogliere i suoni e i discorsi e aumentano sia il senso di stabilità sia di equilibrio. Insieme, cresce il senso di indipendenza e di fiducia in sé stessi».
I ricercatori hanno studiato circa 100.000 adulti dai 66 anni in su che avevano ricevuto una diagnosi di perdita dell’udito con la prescrizione di utilizzare gli apparecchi acustici e li hanno seguiti per tre anni. A questa data, i ricercatori hanno constatato che l’11% delle donne e il 13% degli uomini avevano utilizzato costantemente gli apparecchi prescritti e i dati emersi sulla loro salute complessiva si sono dimostrati più che positivi rispetto a chi non ne ha fatto uso: un rischio del 18% inferiore di una diagnosi di demenza senile, 11% in meno di ansia e di depressione e 13% in meno di cadute rovinose.